
DA FRANCESCA
Un ringraziamento a Luisa Santacesaria
Ultimi fiori è un pezzo per violoncello solo che ha alla base una grande tensione e richiede una grande tensione. Il violoncello ha una scordatura che si basa su tre corde accordate su note molto vicine al “sol” (la quarta, la terza e la prima). In particolare, la quarta e la terza corda sono a distanza di un’ottava meno circa 35 cent. L’accordatura si basa sul fenomeno dei battimenti: il quarto parziale della terza corda e l’ottavo parziale della quarta corda sono un quasi unisono o, più precisamente, se suonati insieme, producono un suono con otto battimenti al secondo. Questo è il criterio dell’accordatura: lo strumento si accorda a orecchio, ascoltando e contando i battimenti. Questo fa sì che le serie armoniche delle corde in questione permettano di generare gli intervalli microtonali su cui il lavoro si fonda.
“Microtonale” è una parola chiave nel mio lavoro. Mi spiego. Il sistema temperato a divisione 12 (cioè con 12 note equidistanti in un’ottava) è stato, per una fase relativamente breve della storia della musica, un compromesso che ha permesso di avere certi vantaggi: nello specifico, la possibilità di modulare in tutti i toni, maggiori e minori. Prima di questo, però, ci sono stati tanti altri sistemi di accordo, perché il temperamento è sempre stato un compromesso tra l’intonazione di alcuni intervalli e le possibilità dello strumento fisico. Questo compromesso non è una cosa astratta, ma è derivante dall'ascolto e ci indica, in pratica, quali sono gli intervalli puri che quel tale accordo privilegia. Per esempio, il temperamento mesotonico, molto diffuso nel Rinascimento, tempera le quinte per avere
delle terze pure (che sono 14 cent più strette delle terze temperate del pianoforte e quindi hanno un suono diverso da esse).
Dopo il superamento della musica cosiddetta tonale, sono state numerose le esplorazioni di altri sistemi d'accordo, siano essi temperati o non temperati. Già Arnold Schönberg, padre della dodecafonia, sosteneva che nella musica scritta dovremo riuscire a fare i conti con gli intervalli non temperati della serie armonica, perché il nostro orecchio è capace di comprendere gli intervalli (non temperati) in essa contenuti. Esiste un’enorme ricchezza di intervalli – quindi, di colori armonici – che va oltre il sistema temperato e che offre un vasto terreno di esplorazione. È una possibilità interessantissima che abbiamo a disposizione, quella di aprirci a tutto questo spazio non temperato e trovare una maniera di creare una coerenza armonica con il fenomeno sonoro (che è sempre non temperato) e specialmente con i suoni complessi che fanno parte del nostro linguaggio contemporaneo.
Ultimi fiori (2016) è basato in grandissima parte su tutti i nodi parziali puri della quarta e della terza corda. Presenta, per lunga parte, una specie di corale armonico a due voci che si basa su intervalli non temperati. Forse, per spiegarlo ai non addetti ai lavori, basterebbe pensare che oltre alla terza maggiore e alla terza minore del pianoforte, nel mezzo e accanto, ci sono un’infinità di altre terze che hanno un suono diverso. Questa diversità implica una ricchezza armonica straordinaria.
In Ultimi fiori, tecnicamente, ci sono due aspetti principali: questo lavoro armonico sugli intervalli tra le corde e il fatto che le corde hanno, fra loro, un colore molto diverso (specialmente la quarta che è scordata verso il grave rispetto alla sua accordatura normale).
Da un punto di vista formale, poco a poco, si crea un movimento generato dal suono stesso: il fenomeno dei battimenti, che origina la scordatura e tutta l’armonia del pezzo, crea una pulsazione che si riverbera nel movimento dell’arco e diventa gesto strumentale e ritmo.
Una cosa forse più poetica e meno tecnica è che si tratta di una specie di canto a due voci fra la quarta e la terza corda, che sono incommensurabili tra di loro. E questa impossibilità in qualche modo incarna un addio, ed è per questo che il pezzo si chiama Ultimi fiori. È un brano che è stato suscitato dalla perdita di una persona amata. Quindi, c’è un po’ l’impossibilità del “mai più” che si percepisce in questa specie di distanza delle due corde che si parlano ma che hanno anche una separazione invalicabile (armonica, di timbro e di colore).
Francesca Verunelli in conversazione con Luisa Santacesaria
(Amici della Musica di Firenze)

DIALOGO: DA FRANCESCA
29 novembre – 19:30
Milano, Teatro Arsenale
con Francesca Verunelli
PROGRAMMA MUSICALE DEL DIALOGO
Francesca Verunelli Ultimi fiori
per violoncello
Giorgio Casati violoncello

CONCERTO: DA FRANCESCA
29 novembre – 21:00
Milano, Teatro Arsenale
James Tenney Two Koans and a Kanon
per viola con tape delay
Francesca Verunelli Ultimi fiori
per violoncello
James Tenney Harmonium #5
per trio d’archi
Francesca Verunelli There is but the light to carry us
per violino, violoncello, pianoforte e assistente *
* PRIMA ESECUZIONE ITALIANA
Corinna Canzian violino
Paolo Fumagalli viola
Giorgio Casati violoncello
Luca Ieracitano pianoforte

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